Gin e champagne: il raffinato e sexy French 75
Arte, champagne e gin
Artisti e alcol vanno spesso molto d’accordo. Da Hemingway a Buk, il Novecento ci ha insegnato a estremizzare il concetto. Oltre al consumo dell’alcol per l’alcol, nella storia della letteratura non sono mancati gli estimatori di ricette più sofisticate: animi sensibili che hanno tessuto le lodi di cocktail e distillati. È il caso di Dickens, ad esempio, appassionato di un mix fra gin e champagne che si rivelerà essere il precursore del più attuale Fench 75. Codificato nel 1927, ai già citati alcolici, la miscela aggiunge limone fresco, zucchero, ghiaccio. Il risultato è una bevanda rinfrescante e delicata che richiede mani esperte e dosaggi accurati per farsi apprezzare al meglio.
Le origini del French 75 fra usanze comuni e codifica
La ricetta pubblicata da Harry Craddock
È nel 1927 (periodo di maggior severità delle politiche protezioniste) che il cocktail si vede per la prima volta riconosciuto. Dalle colonne di una rivista satirica newyorkese spunta un accenno alla ricetta. Tre anni più tardi, Harry Craddock la inserirà nel suo volume “Savoy Cocktail Book” pubblicizzandola fra gli esperti del settor. Di fatto, la paternità si può formalmente attribuire a quella pubblicazione ma, oggi, sappiamo che non è certo in quel momento che venne inventato il drink e che versioni più o meno simili esistevano già da tempo
La società dell’800, i mix fra gin e champagne
Spesso accade nella storia della mixology che l’origine di un cocktail non sia mai troppo chiara. Come già accennato, si racconta che Charles Dickens amasse intrattenere i suoi ospiti con una coppa di champagne, zucchero, limone e ghiaccio a cui veniva aggiunta una parte di Old Tom Gin. Che sia vero o meno, è indubbio che la combinazione fosse abbastanza comune negli ambienti aristocratici di fine Ottocento fino ad essere apprezzata anche dalla Famiglia Reale. In altri termini, pare che il quel mix fosse diffuso e nessuno avesse mai dato troppa importanza al suo nome.
L’etichetta French 75, la composizione, l’esperienza
La ricetta e la descrizione sorso dopo sorso
Un’oncia e mezza di succo di limone, un cucchiaio di zucchero bianco finissimo, due once di London dry gin o cognac, champagne ben freddo per riempire un bicchiere Collins fino all’orlo: al giorno d’oggi, è così che conosciamo il French 75. Fra note acidule e contrasti alcolici, il cocktail si fa apprezzare per freschezza e per lo spirito entusiasta. Allo stesso tempo, la ricercatezza dell’equilibrio è tipica delle ricette più sofisticate e non banalizza l’esperienza sul palato.
Il cannone Howitzer in un bicchiere Collins
Vale la pena riservare un’ultima curiosità all’origine del nome. Come spesso è accaduto nella storia dei cocktail, l’esercito e le esigenze di campo hanno giocato un ruolo determinante per la diffusione delle bevande alcoliche. Un altro scrittore, Alec Waugh, definì la ricetta appena descritta come «il più potente drink del mondo». Durante la Prima Guerra Mondiale, la formula prese quindi il nomignolo dato a un pezzo di artiglieria, il cannone da campo Howitzer.
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