Negli ultimi anni il Gin sta vivendo il suo Rinascimento, è il liquore del momento, e se fiumi di nuovi Gin escono incessantemente e ci invadono, i migliori Gin italiani vengono finalmente alla ribalta.
Tra le curiosità interessanti la prima è che tutti conoscono il Gin ma non tutti sanno a cosa debba il suo nome: ginepro, è questo l’unico “ingrediente” che non può mancare perché il distillato possa essere chiamato così. Perché il Gin è proprio un distillato di cereali (di solito granoturco, frumento od orzo) che vengono aromatizzati con ginepro e altre spezie, agrumi, fiori, bacche o altri ingredienti che vengono detti “botanicals”. Ma è il ginepro l’unico che per legge deve essere presente nel Gin, il quale per definizione tautologica, deve sapere di bacche di ginepro. Tra gli altri botanical più diffusi e importanti nella storia di distillazione del Gin, troviamo senz’altro i semi di coriandolo che aggiungono note speziate; le radici di angelica che è impiegata per bilanciare gli aromi degli altri botanicals e che conferisce note di terra, legno e muschio. La scorza di agrumi, non è presente in tutti i Gin, ma in molti prodotti di prestigio, tra cui Plymouth (tra i più famosi a livello internazionale) e nell’italianissimo Panarea Gin, che rientra fra i migliori Gin da assaggiare almeno una volta nella vita.
Altra curiosità riguardante il Gin è il fatto che sia un distillato apolide, senza una vera nazionalità: la sua invenzione può essere rivendicata sì dagli olandesi nel XXVII secolo, ma da subito si è iniziato a produrre in tutto il mondo, con maggiore o minor successo qualitativo e commerciale. Caratteristica piuttosto atipica per una bevanda, soprattutto per gli alcolici, che di solito sono fortemente radicati nel loro territorio di origine. Per questo motivo produrre un Gin di alta qualità sta tutta nelle mani del mastro distillatore, nella tradizione tramandata, di solito, nella famiglia di padre in figlio. Ed è proprio così che avviene nella famiglia Inga, che da circa duecento anni produce distillati: ha creato un Gin dai profumi e dai sapori tipici dell’isola di Panarea e della Sicilia, un’eccellenza italiana. Sì, perché i loro botanicals rendono il Panarea Island Gin e il Panarea Sunset Gin eleganti e inconfondibili: oltre al ginepro, ci sono il coriandolo e il basilico, poi limone, arancia e pompelmo che infondono il calore stesso del sole, per non dimenticare l’unicità data dall’aggiunta del mirto di Panarea.
Altro aspetto che non tutti conoscono è che esistono diverse categorie di Gin a seconda di come vengono ottenuti:
GIN
Quando gli aromi sono aggiunti direttamente allo spirito rettificato con almeno il 96% di alcol, senza distillarlo nuovamente, si ottiene il Gin; deve essere poi imbottigliato con un rapporto alcol/volume di almeno 37,5%.
DISTILLED GIN (Gin distillato)
Si ottiene distillando nuovamente uno spirito rettificato al 96%, assieme a bacche di Ginepro e altri botanicals. Il prodotto finale deve avere almeno il 37,5% di alcol, e prima di essere imbottigliato può essere diluito o con acqua o addizionato con altro spirito rettificato. Si ottiene un prodotto di maggior raffinatezza, dove la maestra del distillatore fa veramente la differenza come per i Panarea Gin – www.panreagin.it –
LONDON GIN
Il London Gin è identico ad un Gin distillato, con l’eccezione che qui non si possono aggiungere aromi; nonostante riporti il nome “London”, può essere prodotto ovunque nel mondo. I botanicals devono essere messi a macerare per un periodo non superiore alle 24 ore nell’alcol di base per essere poi ridistillati in una singola seduta. L’alambicco utilizzato per questo scopo deve essere di tipo tradizionale. Può essere aggiunta la dicitura “dry”, a significare l’aggiunta di massimo 0,1 g/l di dolcificante.